San Francesco è vivo!
Di Carlo
Antonio Ponti (Foto)
(Ecco l’estratto di un bel articolo pubblicato sul
Corriere dell’Umbria su Massimo Coppo di Assisi)
Il Francesco odierno, che puoi
incontrare la sera sotto il porticato della Basilica
di Assisi, elevata per ospitare i pellegrini e i
penitenti, i polpacci e i piedi viola dal freddo
perché scalzo - Francesco, dice, andava scalzo, solo
dopo la ricezione delle Sacre Stimmate, Santa Chiara
lo obbligò a infilare delle pianelle -, e vestito di
un sacco di iuta con cappuccio, non ha bisogno di
fuggire dalla Patria per pagare meno imposte, non sa
nemmeno che cosa siano, non conosce né iva, né
spread, ignora fiscal cliff e iban, pin, codice
fiscale… Sa che cosa sono gli euro quando tu gliene
offri dieci per un opuscolo nel quale racconta la
sua storia, la vita di chi si esilia dal mondo pur
rimanendovi dentro, aspirando non a cambiarlo ma a
viverci, spontaneamente, inconsciamente come esempio
vivente. Ne ignoravo l’esistenza fino a qualche
giorno fa, quando Assisi, la terra di chi il
Presepio lo inventò nella notte di Natale del 1222,
richiama come “spiritual magia”. Qui lo incontro e
dice: “Il Santo non sono degno neppure di nominarlo;
se sono qui è per testimoniare che il mondo è malato
e si può guarire, con l'amore, anzi si deve”.
Parlando, mi domanda chi io sia, rispondo che sono
un cronista, allora il fraticello laico coperto di
stracci e di barba lanosa e dalle gambe livide, mi
confida che anche suo padre era un giornalista e
scrittore. Ne domando il nome: “Alberto Coppo”.
Esclamo di averlo conosciuto bene, ma guarda il
caso! No, è la Provvidenza, sussurra, la luce negli
occhi azzurri che sfidano il gelo e il buio. Alberto
Coppo! Il suo “Fuori verde” vinse nel 1957 il Prix
Européen di Ginevra per romanzi inediti. Questo
l’incipit di una bella storia contadina ambientata
nelle campagne di Terni: “Pietruccio Painu e
Marietta del Pecoraro la sera delle Ceneri s’erano
incontrati alla Misericordia. Erano venuti su con
passo allegro salutando a gran voce..." Il poverello
del gennaio 2013, suo figlio, si chiama Massimo, ha
una sessantina di anni, ha diplomi di master
frequentati negli Stati Uniti, ha una laurea in
agraria da 110 e lode a Perugia. Ora Massimo (Coppo)
se ne va scalzo per le strade dell’Umbria - ne son
certo più felice di Depardieu e di Putin -, con la
sacca e il bastone, in perfetta letizia, sulle
tracce di chi sposò Madonna Povertà.
Davvero Giovenale non poteva cominciare meglio
questo nuovo anno.
Carlo Antonio Ponti